L’emergenza COVID-19 ha costretto il sistema sanitario ad affrontare diverse criticità per rispondere ad una richiesta di salute imprevedibile.
- Problemi Organizzativo strutturali: che hanno portato a dover derogare alla normativa vigente in merito a:
- accreditamenti strutturali e di dotazioni strumentali ed organiche;
- reclutamento ed organizzazione del lavoro del personale;
- sostituzione di personale malato con operatori non sempre con l’adeguata esperienza.
- Difficoltà Cliniche: in una condizione di assenza di protocolli ufficiali per gestire un’epidemia di tale portata, è stato necessario introdurre e modificare in itinere protocolli clinici sulla base dell’esperienza acquisita.
- Criticità Emergenziali: l’attrezzatura ed il numero dei posti di terapia intensiva erano assolutamente insufficienti a coprire le necessità dei malati con insufficienza respiratoria acuta. Ciò ha portato, in alcune situazioni a dover decidere chi poter curare adeguatamente e chi no sulla base di criteri quali l’aspettativa di vita.
Questo quadro ha sicuramente portato a non poter dare in tutti i casi una risposta adeguata al quadro clinico del paziente.
I rappresentanti di categorie delle strutture, dei medici e del personale sanitario auspicano che quanto avvenuto possa portare a rimettere il concetto di salute al centro delle scelte politico economiche dei prossimi anni. Nel frattempo la situazione continua ad essere difficile per le strutture sanitarie. Prima la lotta contro il COVID-19, con i problemi di cui sopra, ed ora l’obbligo di difendersi legalmente da accuse di assistenza inadeguata ed incuria con conseguente decesso di pazienti.La Legge 24/2017 (legge Gelli), si sta dimostrando di fondamentale importanza spostando il punto focale dal concetto inquisitorio di responsabilità sanitaria, che cerca sempre un colpevole, a quello solidale di sanità responsabile. Ciò nonostante i contenziosi arrivano numerosi alle strutture.
Chi sta operando in emergenza COVID-19 ha dovuto lavorare nelle peggiori condizioni possibili. Nel contempo, i parenti delle persone decedute si sono trovati allontanati ed impotenti davanti ad una comunicazione pressoché assente con i propri cari e con la struttura che li aveva in cura. Ciò renderà difficile a tutti identificare il nesso di causalità danno-colpa nei casi di decesso. Senza voler deresponsabilizzare i clinici, è doloroso pensare che chi abbia rischiato la propria vita per cercare di curare più persone possibili, si possa trovare costretto a difendersi di accuse pesanti a proprio carico.
Ancora una volta dalla difficoltà è possibile trarre insegnamento per il futuro! L’informatica può dare il suo contributo:
- mettendo gli specialisti in condizione di poter tracciare gli eventi avversi, effettuare valutazioni di rischio clinico e proporre azioni correttive;
- mettendo le strutture in grado di difendere sé stesse ed i propri collaboratori da condizioni di contenzioso.
Cosa può dare lo strumento IT:
- Tracciare eventi e relative informazioni
- correlare l’accaduto con il quadro clinico del cittadino;
- Archiviare documenti in modo organizzato
- Condividere le informazioni fra persone con competenze e responsabilità diverse
- monitorare ed archiviare tutta la comunicazione con i cittadini ed i loro rappresentanti legali
- Monitorare scadenze interne (azioni) e esterne (giudiziarie)
- Analizzare dati e imparare dall’esperienza
In sostanza, consentire all’ufficio legale della struttura di garantire il massimo supporto all’area clinica conservando nel tempo l’intero fascicolo documentale a supporto dell’immagine dell’ospedale e dei suoi specialisti.
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